Da un mollusco farmaco anti-tumorale "Blocca le cellule che sviluppano la malattia"

10.03.2013 15:35

Un team di ricercatori di quattro istituti italiani ha scoperto il secondo potere della trabectedina: riesce a uccidere i macrofagi che agevolano la diffusione delle cellule cancerose. Migliorerà le cure contro il cancro


di ARNALDO D'AMICO
 

Da un mollusco del Mar dei Caraibi a un farmaco per stroncare il doppio gioco dei "poliziotti" anticancro del corpo. I macrofagi, infatti, cellule immunitarie che riconoscono e distruggono batteri, virus e quanto altro di estraneo incontrano nel corpo, quando entrano nel tumore, anziché distruggere le cellule cancerose ne agevolano lo sviluppo e la diffusione, diventando un elemento determinante per l'avanzata del male.

 

Il farmaco derivato dal mollusco tropicale si chiama trabectedina ed è registrato da tempo nella Unione europea contro il cancro ovarico e i sarcomi. Ma per la sua azione lesiva sul Dna, che causa la morte di molte cellule cancerose. La ricerca, appena pubblicata su Cancer Cell, ha svelato invece questo secondo meccanismo d'azione che agisce contro i macrogafi che fanno il doppio gioco.

 

L'indagine è stata condotta dai ricercatori dell'Istituto Clinico Humanitas, dell'Istituto Mario Negri, dell'Istituto Nazionale Tumori e dell'Università degli Studi di Milano, con il sostegno dell'Associazione italiana ricerca sul cancro (Airc). La trabectedina è stata scoperta tempo fa in un mollusco marino che vive nel Mar dei Caraibi; dopo un lungo percorso è arrivata all'approvazione come farmaco per uso clinico in Europa, dimostrandosi capace di rallentare in modo sensibile la progressione del cancro dell'ovaio e dei sarcomi. Chiaro anche il suo meccanismo d'azione: la sostanza, come molti altri chemioterapici, interferisce pesantemente con il Dna umano al punto da bloccare la moltiplicazione delle cellule.

 

I ricercatori, però, hanno scoperto che questa molecola ha anche un secondo meccanismo d'azione anti-cancro: colpisce il microambiente del tumore, i tessuti che lo circondano e che sono essenziali per la sopravvivenza del processo patologico. Il coordinamento della ricerca si deve a Paola Allavena, responsabile del Laboratorio di Immunologia Cellulare dell'Humanitas, e a Maurizio d'Incalci direttore del Dipartimento di Oncologia del Mario Negri, in collaborazione con l'Istituto Tumori e l'Università degli Studi.

La trabectedina, hanno spiegato i ricercatori, uccide un gruppo di cellule immunitarie che popolano il tessuto tumorale, note come "macrofagi associati al tumore" (TAM). Queste cellule, invece di difendere l'organismo, vengono indotte dal tumore ad aiutare le cellule cancerose in diversi modi: ad esempio stimolano la loro proliferazione e ne favoriscono la disseminazione.

"Questo importante traguardo scientifico - conclude Maria Ines Colnaghi, direttore scientifico di Airc - è un esempio molto significativo di come, anche nella ricerca, l'unione faccia la forza. Grazie al nostro sostegno, i ricercatori di quattro centri di eccellenza milanesi hanno potuto lavorare insieme, con successo, allo stesso studio, sfruttando al meglio le loro peculiari competenze".

FONTE: repubblica.it