ECCO PERCHE' BISOGNA RIDURRE LA CARNE ROSSA

17.07.2012 09:39

I dati dello studio Epic2, il più ampio sui legami fra la dieta e i tumori

Chi ne consuma 160 grammi al giorno va incontro a un rischio di tumore al colon superiore del 35% rispetto a chi non ne mangia.

Centosessanta grammi al giorno di carne rossa. E’ questo il quantitativo medio che determina un aumento del rischio di andare incontro a un tumore del colon pari al 35 per cento in più rispetto a un consumo di una ventina di grammi al giorno (cioè un consumo davvero minimo). Lo dimostrano i nuovi dati del più grande studio mai effettuato sui legami tra dieta e cancro, lo European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC) 2, appena resi noti sulle pagine del Journal of the National Cancer Institute statunitense.

La rilevazione, che è iniziata nel 1992, era stata ideata per disporre dei dati relativi a oltre 500.000 cittadini di età compresa tra i 35 e i 70 anni, provenienti da dieci Paesi europei. I ricercatori volevano verificare, in particolare, l’incidenza di alcune forme di tumore in base alle abitudini alimentari.

All’epoca del reclutamento tutti i partecipanti (che alla fine sono stati 470.000) si presentavano in buona salute, ma nel corso dei primi cinque anni sono comparsi più di 1.300 casi di tumore del colon retto (e questo numero è poi salito a 25.000 con l’andare del tempo, fino a oggi).

L’analisi dettagliata di questi casi, depurata da tutti i possibili elementi che avrebbero potuto generare confusione quali l’assunzione di farmaci e vitamine, l’apporto calorico medio, il consumo di alcol, l’abitudine al fumo, l’età, il sesso, l’altezza, il peso, l’attività fisica e così via, ha confermato quanto già emerso in molti altri studi del passato: la carne rossa favorisce la formazione del tumore colorettale, e il rischio aumenta in base alle quantità assunte.

«Non ci sono più dubbi sul fatto che un eccesso di carni rosse sia un fattore di rischio importante» - commenta Franco Berrino, epidemiologo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, membro del team internazionale di EPIC e pioniere degli studi sull’argomento. La malattia, inoltre, appare inversamente collegata al consumo di pesce: chi mangia più di 80 grammi quotidiani di questo alimento riduce del 31 per cento la probabilità di sviluppare il tumore del colon, rispetto alle persone che mangiano in media solo dieci grammi al giorno. «Su questo aspetto, finora, i dati sono apparsi contrastanti - continua Berrino - ma i risultati della nostra ricerca dimostrano che il pesce ha un vero e proprio ruolo protettivo».

Anche incrociando i dati, del resto, si può vedere che per chi porta in tavola molta carne rossa e poco pesce il rischio aumenta del 63 per cento rispetto a chi ha abitudini opposte.

Un altro elemento che favorisce l’insorgenza del tumore è la scarsa attenzione per le fibre contenute nei cereali, nei legumi e in generale negli alimenti non raffinati. «Gli studi degli ultimi anni, soprattutto statunitensi - spiega Berrino - avevano messo in discussione l’azione delle fibre, ma i nostri dati, invece, dimostrano ora che senza dubbio gli alimenti non raffinati sono migliori, dal punto di vista del rischio-cancro».

Questi risultati confermano e arricchiscono molte delle ricerche che sono state pubblicate dal 1981 a oggi. Quell’anno due dei massimi esperti mondiali di cancro, Richard Doll e Richard Peto, resero noto uno studio diventato poi storico, nel quale si sosteneva che almeno un tumore su tre, negli Stati Uniti, era dovuto a un’alimentazione scorretta. Da quel momento sono stati investiti milioni di dollari per inquadrare meglio la questione e per definire politiche preventive efficaci. Nel 1997 il World Cancer Research Fund ha pubblicato un altro rapporto considerato una pietra miliare, dal titolo: “Food, nutrition and the prevention of cancer: a global perspective”, nel quale venivano descritti in dettaglio i rapporti tra i diversi alimenti necessari per ridurre del 30-40 per cento il rischio di cancro (famoso è rimasto il consiglio di assumere sette porzioni al giorno tra frutta e vedure fresche).

Nel frattempo EPIC procedeva. Ma perché la carne rossa può diventare dannosa, se mangiata in dosi abbondanti? Risponde Berrino: «Non si sa ancora con certezza, ma si pensa che il contenuto in ferro, che esercita un’azione ossidante, favorisca la formazione di composti cancerogeni detti nitrosamine. Non tutte le neoplasie sono però influenzate allo stesso modo dall’alimentazione e in particolare dalla carne. Ci sono tumori, come quello del colon retto - continua Berrino - attribuibili nel 70 per cento dei casi all’alimentazione, e lo stesso vale, in generale, per le neoplasie di tutto il tratto gastrointestinale. Ma esistono molte altre forme tumorali su cui si sa poco, come le leucemie, i sarcomi e la maggior parte delle neoplasie infantili. Su altre forme ancora di tumore, come quelli della prostata e della mammella, gli studi sono in corso. In generale, comunque, è indubbio che un buon apporto di vegetali freschi protegge in modo efficace l’organismo».

FONTE: www.corriere.it