Flora, Bona Dea, Maia, le signore di maggio
A maggio si assiste al trionfo della natura, che si appresta ad offrire agli uomini i suoi doni, e, non a caso, siamo in un periodo ricco di feste, sia civili che e religiose: Calendimaggio, Ascensione, spesso Pentecoste, per non parlare di parecchi santi la cui devozione si è mantenuta ben viva fino ai giorni nostri.
Nell’antica Roma, si svolgevano alcuni riti collegati alla rigenerazione e alla fecondità della natura. I Floralia venivano celebrati tra la fine di aprile e i primi di maggio al circo Massimo con giochi e spettacoli. A festeggiare Flora, divinità opulenta e licenziosa erano invitate anche le prostitute, che inscenavano finte cacce ad animali domestici, e per rendere ancora più vivo il simbolismo della natura come sessualità feconda, venivano sparsi a terra semi di varie piante
Dopo la discinta Flora, alle Calende di maggio, si celebrava un’altra dea: Fauna, nota anche come Bona Dea, tanto pudica quanto l’altra era lasciva, si racconta che mai avesse messo piede fuori dal gineceo. Ai suoi misteri, nel celebrati nel boschetto accanto al tempio sull’Aventino a maggio, o presso la dimora del console in carica a dicembre, sovrintendevano esclusivamente le matrone romane, mentre gli uomini erano severamente banditi, neppure gli animali maschi venivano ammessi.
Non si sa da dove abbia origine questa misteriosa figura, rappresentata spesso insieme a serpenti che abitavano indisturbati la sua dimora. Secondo lo scrittore del terzo secolo Lattanzio, si tratta della moglie di Fauno, alla quale, la nota pudicizia non impedì tuttavia di bere vino fino ad ubriacarsi. Il marito infuriato la picchiò a morte con un ramo di Mirto, da ciò si spiega il perché questa pianta è rigorosamente tenuta fuori dal recinto del suo tempio.
Probabilmente si tratta di una antica divinità dei Marsi, Angizia,raffigurata anch’essa con i serpenti, il cui culto, cristianizzato è ancora vivo in Abruzzo. Si pensi alla festa di San Domenico, a Cocullo, quando la statua del santo, ricoperta di serpi, è portata in processione per il paese come antidoto ai morsi di serpente e al mal di denti.
La Bona Dea era una divinità importantissima per i romani e violarne i misteri significava commettere un sacrilegio. Nel nel 62 a.C, quando Publio Clodio si introdusse di nascosto nella casa di Giulio Cesare, dove erano in atto le celebrazioni della dea, lo scandalo fu talmente grande da indurre lo stesso Cesare a ripudiare l’incolpevole sposa con la famosa frase la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto.
Il primo giorno di maggio si celebrava anche un’altra dea: Maia, personificazione della terra da cui il mese prende il nome. Le veniva sacrificata una scrofa gravida, il sus maialis dal quale deriva, tra l’altro, la moderna etimologia di maiale, come presagio per la vita prospera dei campi. Maia, chiamata anche Bona Dea, Ops o Fauna, è probabilmente da identificare con la moglie del dio Vulcano dato che i sacrifici erano diretti proprio dal Flamen Vulcanalis ossia il sacerdote di questa divinità.
Flora, Bona Dea, Maia che hanno origine nella notte dei tempi e le cui caratteristiche talvolta simili, talvolta complementari, finiscono per sovrapporsi, sono le varie facce di una sola divinità: la Grande Madre Feconda che sovrintende ai cicli della natura.
Culti pagani certo, ma che, come tutti i riti e le tradizioni antiche non sono andati perduti: rimangono, seppur mutati, in molte celebrazioni cristiane. Oltre al culto di San Domenico, di cui abbiamo detto sopra e che si ricollega all’iconografia di Angizia – Bona Dea, Cattabiani vede nell’austera Fauna un’anticipazione pagana dalla Madonna dal momento che, non a caso, il mese di maggio, assieme a quello di ottobre è per la Chiesa Cattolica un mese mariano. Senza contare che in questo periodo, quando a Roma si officiava la lustratio, ossia la purificazione dei campi, i cristiani celebrano le Tempora di primavera, un periodo di digiuno e purificazione.
FONTE: https://fogliettochenonfalla.wordpress.com