I MURALES
tratto da: www.michelamurgia.com
Dei suoi murales mi piace la concezione che traspare, forse la prima cosa che smentisce la fama di chiusura dei barbaricini. Sui muri di Orgosolo scorre la storia, tutta la storia, non solo la sua. Accanto alle rivendicazioni politiche e sociali sarde spuntano dagli intonaci le torri gemelle in fiamme, i volti di una Gaza fucilata nei suoi padri abbracciati ai figli, il lamento degli indiani d’America senza più terra né identità, la missione militare in Etiopia, tangentopoli dimenticata ovunque tranne qui, le troppe basi militari, Carlo Giuliani, il cielo che non piove più e la lotta contro un parco inumano, insieme combattuta e insieme vinta. Le frasi di Emilio Lussu si mischiano a quelle di Helder Camara, ai versi di Brecht e di Turoldo, ai pensieri di Gramsci e di Gershwin. In nessun altro posto la Sardegna emana dalle case stesse una così alta consapevolezza di essere scheggia di un mondo enorme, la cui eco giunta fino a qui riverbera tra i muri fino a diventarne parte.
Non accetto che mi si dica: i disegni non li fanno gli orgolesi. E’ vero solo in parte, conosco io stessa orgolesi che ne dipingono. Ma soprattutto è vero che metterci il muro implica accettare il contenuto del messaggio che vi comparirà, quasi sempre pesantemente politico, per nulla neutro. Sfido chiunque a provare a convincere un campidanese a farsi fare la stessa cosa su un muro della sua casa: non gli riuscirà.
Quello orgolese è un concorso di colpa, se non artistica quantomeno concettuale. Metterci il muro e metterci il cuore non è così diverso, se il muro è quello del posto dove vivi, generi, fai l’amore, lavori e muori. Dentro ci sono i disegni dell’asilo dei tuoi figli, fuori i fatti del mondo dove i tuoi figli cresceranno. Per questo anche come comunità Orgosolo ha fatto una scelta ospitando i murales, perché un dipinto su un muro non è solo del padrone del muro; è visibile a chiunque, può offendere o consolare, far pensare o far storcere il naso, al di là dell’indiscutibile valore artistico. Eppure non c’è neanche un murale sfregiato, nemmeno i più espliciti o politicamente schierati. Dietro l’esistenza di ognuno di quei dipinti c’è l’assenso implicito di una intera comunità che rivela, accanto a una mente locale, un silenzioso cuore globale.