il bucaneve che alimenta la speranza

08.03.2013 18:30

 

A febbario il bucaneve, o "campanella del lupo", sboccia per incanto fra l'erba ancora irrigidita dal gelo ad annunciare la prossima primavera. Il suo stelo è breve, la corolla semplice e fragile: una campanella bianca con verdi goccioline all'apice di ogni petalo. Ha bucato il terreno ancora indurito con la punta aguzza e consistente delle due foglioline congiunte alla sua sommità, che si sono poi aperte per far lasciare sbocciare il fiore. Chi ha provato a coglierne un mazzetto difficilmente può scordare il senso di freschezza che il suo contatto lascia sulla pelle, è quel profumo d'erba brinata che s'intiepidisce al sole.

Per questo motivo è diventato nel linguaggio dei fiori simbolo di speranza, un felice presagio nella campagna ancora spoglia, lungo i dirupi o negli angoli più riparati dei prati.

Lo si chiama botanicamente Galanthus nivalis  ovvero "fiore color della neve", il che non è del tutto esatto perchè alcune specie di bucaneve sono originarie di zone dove la neve non è mai apparsa. I greci, a loro volta, raccontavano una leggenda ambientandola a Ikaria, dove Dedalo sepellì lo sfortunato Icaro dopo il volo fatale. Da quel giorno il vento al primo tepore del sole piange la morte di Icaro con lacrime che al contatto del suolo si trasformano nelle delicate corolle del fiore.

Una leggenda cristiana narra invece che, dopo la cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden, il messaggero del Signore trasformò, con il suo alito, dei fiocchi di neve i boccioli di bucaneve, Eva consolata dalla visione si rimise in viaggio, dopo essersi scoraggiata per il grande freddo.

Il suo candore e la precoce fioritura lo hanno associato alla festa della Purificazione di Maria, il 2 febbraio: una volta in questa data le fanciulle di molti paesi europei lo raccoglievano per portarlo su di sè come simbolo di purezza.

 

testo liberamente tratto da "fiorario" Alfredo CATTABIANI