IL BUON CUORE DEL BIANCOSPINO

21.07.2012 15:34

Appartenente alla famiglia delle rosacee, è un arbusto o un piccolo albero dal legno durissimo, imponente non per le dimensioni ma per l’aspetto, dalla chioma fitta e intricata, con rami tortuosi, provvisti di spine lunghe e resistenti, con foglie di color verde brillante, fiori di colore bianco candido con sfumature rosa e frutti rossi, simili a minuscole mele, dal sapore dolciastro, quasi amaro. In erboristeria si utilizzano le foglie, le sommità fiorite e i giovani getti

Cresce lungo le siepi e nei muri, nei boschi, tra i ruderi, fino a 1600 metri di altitudine. Il suo regno è il silenzio lasciato libero di esprimere la propria straordinaria carica vitale, in tranquilla solitudine, supera la sfida del tempo, può vivere fino a 500 anni superando i 5 metri di altezza. Forse il segreto della longevità di questa pianta sta nel baluardo di spine che la difende contro tutte le aggressioni e che contrasta nettamente con l’aspetto e il profumo delicato e intenso dei suoi fiori.
All’arrivo dei primi freddi si concede un lungo periodo di riposo, spogliandosi del fogliame. La linfa cessa di circolare nei rami e si rifugia, ancora calda, in fondo al tronco proprio in prossimità della terra, per poi riprendere a vivificare i robusti rami in primavera con nuovi getti, foglie e gemme. Essere presente e nello stesso tempo assente, anche questo può essere il segreto della sua longevità, cosa insolita per un arbusto.

Il nome Crataegus oxiacantha deriva dal greco kratòs (forza), oxus (aguzzo) a causa delle spine acuminate e anthos (fiore). Crataegus o crataegon o crategone, era il nome con cui i latini chiamavano il cuore, il cratere da cui esce il sangue per espandersi in tutto il corpo; ma anche il recipiente in cui mescolare il vino e l’acqua, configurabile con il flusso arterioso e venoso. Tutto ciò indica chiaramente la funzione principale di questa pianta rivolta al sistema cardiocircolatorio ed ai suoi problemi.

Il biancospino, per i suoi frutti, è conosciuto fin dagli insediamenti preistorici dove sono stati ritrovati resti che ne testimoniano l’uso. È sempre stato abbondantemente usato e, nel medioevo, periodo in cui i cereali spesso scarseggiavano, dai frutti essiccati e macinati si otteneva una farina per la panificazione. Il fusto e i rami, dal legno fortissimo, venivano usati per attrezzature che dovevano essere sottoposte a grandi sforzi.

È una pianta che trova posto in diversi miti e leggende antiche. Nella saga di Gilgamesh l’eroe sumero, Re di Uruk, trova questa pianta sul fondo del mare e la coglie per avere l’eterna giovinezza, ovvero la perpetua efficienza del corpo. I Sumeri la consideravano una pianta dell’immortalità dell’anima, raggiunta attraverso l’entrata nel Chaos della propria interiorità, il mare, l’inconscio e il ritorno alla luce. Il mare e l’inconscio sono il luogo dove immergersi per estrarre la propria forza.

In Egitto era conosciuta col nome di sirpati e se ne usavano i giovani getti, mentre per i latini era la pianta dedicata a Carna, ninfa amata da Giano, che con un ramo di biancospino allontanava gli spiriti maligni ed era considerata la protettrice della casa.

Una leggenda templare racconta che Giuseppe di Arimatea, il membro del sinedrio che rifiutò di condannare Gesù, dopo aver raccolto il sangue nel Santo Graal scappò e, giunto in Britannia, piantò il suo bastone, dal quale fiorì per miracolo un Biancospino e accanto ad esso fu costruita la prima chiesa d’Inghilterra.

In seguito divenne simbolo di verginità, perché i suoi fiori vennero associati alla Madonna; non fu altro che la cristianizzazione di un’antichissima tradizione pagana che associava il biancospino ai riti della fecondità e alla dea Maia.

La volontà, secondo la leggenda del ciclo bretone, è nascosta nel biancospino, poiché tra le sue fronde dorme Mago Merlino, trasformato in pianta da Viviana, dopo che ella gli ebbe carpito tutti i segreti nella foresta fatata di Brocelande. Merlino si innamorò di Viviana (ovvero, colei che ha la vita) e gli insegnò le arti magiche, pur sapendo che le avrebbe usate contro di lui. Per incantare Merlino e sprofondarlo in un sonno ipnotico, Viviana si servì del biancospino che, agendo sul sistema nervoso e sul cervello, favorisce il rilassamento, l’allentamento dei freni inibitori, e così lo trasformò in un arbusto di biancospino.

Apprezzato per le sue qualità medicinali che si esplicano selettivamente sul cuore e il sistema cardiocircolatorio, il biancospino è particolarmente adatto a quanti soffrono di ipertensione, arteriosclerosi, nervosismo, insonnia. È il calmante del cuore per eccellenza. Regolarizza il ritmo del cuore ottenendo contemporaneamente una diminuzione dell’eccitabilità del sistema nervoso ed esercitando un’azione equilibratrice sulla pressione del sangue. Sedativo del sistema nervoso è utile nei soggetti eretistici nei quali riduce l’emotività, lo stato ipertensivo e migliora il sonno. Agisce efficacemente nelle tachicardie, soprattutto in quelle di origine psichica, le aritmie, le vampe congestive, l’irritabilità e l’insonnia negli ipertiroidei, nei disturbi dovuti alle distonie neurovegetative, sopprime angosce, ansie, vertigini e spasmi vascolari.

È particolarmente utile nelle nevrosi cardiache, nelle angine, negli stati di ipereccitabilità con aritmie e nell’ipertensione arteriosa, in particolare se di origine psicosomatica.t
Molto usato nella prevenzione degli attacchi di panico, poiché la tachicardia, la sensazione di avere il cuore in gola, accompagna quasi sempre l’attacco. La Tintura madre di biancospino è indicata anche per chi è in cura con l’Eutirox che come effetto collaterale provoca insonnia e tachicardia.

A livello periferico ha un’azione simile ad un betabloccante, (vasodilatazione dovuta al rilasciamento delle fibre muscolari della parete vasale), svolgendo un’azione sedativa sul tono del sistema nervoso simpatico. Quindi a livello del cuore blocca la tachicardia e decelera i battiti, a livello periferico rilassa le arteriole.

Utile anche nella menopausa (per evitare le caldane e la tachicardia) in associazione con gli isoflavoni di soia, estrogeni vegetali che compensano il calo ormonale. Si associa a droghe calmanti, ipotensive, circolatorie (tiglio, passiflora, escolzia, valeriana, olivo, matricaria, ecc.).
È una pianta molto sicura che non dà effetti collaterali, ottima per gli anziani che già prendono molti farmaci e anche per i bambini. L’infuso e soprattutto la tintura, sono degli eccellenti cardiotonici e degli ottimi vasodilatatori; si possono impiegare a lungo senza che vi sia accumulo.

Ma il biancospino è molto di più di una pianta cardiaco-nervina: è governata da Marte, pianeta che sovrintende alle proprietà stimolanti, toniche, rubefacenti, regolatrici della circolazione, la testa, i muscoli del cuore, la tiroide e le paratiroidi, il calore del corpo. È la pianta marziana per eccellenza poiché non vi è funzione tiroidea o paratiroidea ove essa non intervengaLa tiroide, ghiandola fondamentale per il sostegno energetico giornaliero, che esplica nel corpo umano la funzionalità marziana, è il supporto della volontà, il mezzo di cui si serve l’impulso volitivo per poter mantenere inalterata la sua potenza.

Ma il Biancospino è anche una rosacea, una famiglia di piante il cui archetipo, la rosa vellutata, è sacro a Venere, e questo lo si intuisce nella delicatezza e nel profumo dei suoi fiori. Dall'incrocio e dall'accoppiamento tra Marte e Venere, mitologici amanti, nasce, sempre secondo il mito greco, la dea Armonia. Si deve probabilmente a questo, al simbolo di un perfetto e armonico incrocio tra maschile e femminile, se nell'antica Grecia il Biancospino fosse pianta tipicamente nuziale, ne ornava i riti, e fosse sacro ad Imene, dea del matrimonio. Sta probabilmente in questo delicato rapporto, nel giusto ritmo tra tensione amorosa e rilassamento il segreto di un buon matrimonio e della gestione emotiva e sentimentale di ogni affare di cuore, così sembrano suggerire gli antichi riti.

Come dice la leggenda del mago Merlino, è un leggero ipnotico il cui uso particolare, agendo a livello cerebrale e del midollo spinale (asse dei solstizi Cancro-Capricorno), può portare ad uno stato di quiete ove i segreti del mago possono svelarsi.
Essendo una pianta con funzionalità secondaria venusina è di grande interesse in alchimia: in una terapia spagirica aiuta ad entrare in contatto con il proprio inconscio attraverso il canale onirico e contemporaneamente a sviluppare una direzione propria in armonia con il creato.
La sua signatura presenta anche una potenzialità nel segno del Leone, per questo è un tonificante del cuore spirituale, esalta cioè le qualità morali solari, come appunto dice la leggenda di Giuseppe di Arimatea.

Con i suoi fiori bianchi e profumati, ben protetti dalle spine, sembra simboleggiare un centro vitale e prezioso, un cuore delicato che, forte del suo corredo di spine, si protegge dal contatto potenzialmente traumatizzante con l’esterno. Per questo la tradizione lo indica come rimedio dei disturbi del cuore (sia in senso fisico che emotivo) e in particolare nei casi di emotività repressa per eccesso di difesa (palpitazioni, tachicardie, angina).

In medicina cinese è considerata la pianta della “pienezza del Cuore e dell’Intestino tenue”. Secondo gli antichi Cinesi il Cuore, per mantenersi in perfetta efficienza, deve avere un funzionamento simile ad una condotta d’acqua che deve rimanere vacante perché ogni emozione possa scorrere liberamente, senza mai fissarsi. Questo non significa educare la mente a sbarrare la porta al sentimento ma imparare a vivere intensamente le esperienze, per poi distaccarsene lasciandole sullo sfondo.

La causa di aritmie, angine, palpitazioni, è una riduzione parziale o totale del flusso sanguigno diretto ad alimentare e nutrire il centro dell’uomo, espressione somatica di un conflitto in cui i freni inibitori cercano di schiacciare e annientare le pulsioni vitali. Il biancospino è il rimedio fitoterapico indicato per calmare gli eccessi di Fuoco-Calore che iniziano nella loggia del Legno (Fegato, Cistifellea) e colpiscono il Cuore. È uno dei più potenti antispasmodici esistenti in natura, vero toccasana in un gran numero di affezioni cardiache e nervose, efficace in molti disturbi da distonia neuro-vegetativa, frena l’eterno peregrinare della mente, concedendole la sospirata quiete.

Porta sollievo all’ansia, liberandoci dalla morsa dello stress, infonde il coraggio di vivere ai timorosi e ai dispersivi, incapaci di tener fede all’obiettivo, pronti a ritirarsi alle prime difficoltà. È la pianta della volontà, è Marte, abituato a tradurre rapidamente l’impulso in azione, eludendo il controllo della ragione. Analogicamente vicina alla parte sinistra del corpo, quella del cuore, legata all’emotività, migliora la circolazione lasciando le emozioni libere di fluire all’interno del sangue.

Aiuta a saper discernere tra necessità e desiderio, ad allenare la volontà, a crocefiggere il proprio io aprendo la porta all’utilizzo delle energie per fini non eroici. Consente di vivere ed alimentare il sentimento, togliendo energia alle manifestazioni egoiche della personalità. Permette di riconoscere quanto le rinunce e i sacrifici, a volte necessari, rafforzino la capacità di perseverare, riscoprendo i valori reali della vita e impedendo di perdersi nell’inseguire false chimere. Il biancospino cresce lentamente, senza fretta, insegnandoci così il segreto della pazienza, della perseveranza e della longevità.

Dal punto di vista psichico è particolarmente indicato nei soggetti che temono l’ambiente esterno, dal quale si sentono inconsapevolmente minacciati e che reagiscono chiudendosi in se stessi, mostrando un carattere particolarmente burbero e spinoso, che quasi nulla concede alla tenerezza; ma non appena si riesce a superare tale barriera di spine, questi stessi individui si rivelano totalmente inermi e scoperti. Spesso sono persone sopraffatte dalle contrarietà (le spine della vita), che intimamente ambirebbero alla serenità emotiva e sentimentale, alla dolcezza. Il biancospino difende il loro cuore, il loro centro vitale e media, per così dire, le caratteristiche estreme di scontrosità e di dolcezza del loro carattere, permettendo che esse coesistano più armonicamente