Il FINOCCHIO per la digestione e la vista

17.09.2012 20:40

 

Le più recenti acquisizioni delle neuroscienze hanno rivelato che non disponiamo di una sola intelligenza, quella razionale; ne esiste una anche emozionale, una "intelligenza del cuore" e perfino una che potremmo definire "istintuale", che presiede a tutte le involontarie e raffinate operazioni fisiologiche del nostro organismo, tra cui quelle intestinali.

Il pacco intestinale che ricorda nella sua forma quello delle volute celebrali, esercita una importante funzione di "pensiero": quello di stabilire quali siano le sostanze nutritive utili e quali quelle nocive da evacuare.

L'intestino è il "cervello" della nostra nutrizione e del sistema immunitario.

 

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Gli antichi astrologi avevano già intuito qualcosa del genere ponendo le funzioni intestinali sotto il governo di Mercurio, dio del pensiero razionale, analitico, discriminatore.

Sotto il cielo della Vergine, governata da Mercurio anche il mondo vegetale esercita queste funzioni, si direbbe "separa il grano dall'oglio".

La pianta, avendo raggiunto l'obiettivo finale del suo ciclo vegetativo, il frutto, il seme della sopravvivenza della specie, "razionalmente" se ne separa, discerne tra l'inessenziale, i suoi ormai inutili orpelli destinati ad avizzire e a marcire, e l'essenziale DNA riposto nel seme da affidare al grembo della terra per la sua propagazione.

Sotto il cielo della vrgine giungono a maturazione gli acheni del finocchio, dei frutti secchi volgarmente chiamati "semi".

Il finocchio è una pianta "aerea", pervasa da questo elemento sia nelle foglie, talmente frastagliate da assumere un aspetto filiforme, pilifero, che nei fiori e nei frutti, che si protendono nell'aria a raggiera e perfino nel gambo cavo.

Un pò come in tutte le ombrillifere, la grande famiglia di piante cui il finocchio appartiene.

Negli spazi aperti e luminosi che predilige, il finocchio sintetizza nei suoi frutti secchi un olio essenziale, una fragranza stimolante e rilassante allo stesso tempo, che agisce sul sistema neurovegetativo in generale ed in particolare sulla muscolatura liscia del tubo gastroenterico, stimolando la digestione, sedandone gli spasmi, disinfettandone le fermentazioni, eliminandone gli eccessi gassosi.

Queste proprietà curative erano ben note anche all'antica erboristeria che del finocchio, usava tuttavia sottolineare soprattutto le virtù oftalmiche, atte a chiarificare la vista, il senso più aereo e mercuriano del nostro corpo, quello di cui, più di ogni altro, la nostra intelligenza razionale si serve.

Se è vero che queste virtù, probabilmente all'origine dell'etimo popolare (occhio fino), sono state un pò ridimensionate dalle moderne analisi di laboratorio, è pur vero, come sottolineano le medesime analisi, che le essenze aromatiche di questa pianta portano "luce" nei nostri "inferi", rendono più chiara e raffinata la "vista" di quella intelligenza istintiva che presiede all'equilibrio di tutte le funzioni dell'apparato gastrointestinale.

 

La storia del finocchio è molto antica.

Comincia dalla pianuta di Maratona, località della Grecia che fu teatro della famosa battaglia che vide affrontarsi Ateniesi e Persiani, dove in origine il finocchio cresceva spontaneo e proprio per questa ragione gli antichi lo chiamavano marathon.
Infatti il finocchio è una tipica pianta mediterranea, che già in Grecia apprezzavano e che dai Romani fu diffusa in tutta l'Europa continentale.
Plinio racconta che i serpenti si sfregano contro la pianta di finocchio, dopo aver cambiato la pelle, per riacquistare la vista, e in relazione a questa storia afferma che il finocchio è ottimo nella cura degli occhi.
L'affinità con i serpenti, secondo le credenze popolari antiche, dava al finocchio anche la virtù di essere un forte antidoto contro la morsicatura dei rettili velenosi.
Il posto che il finocchio occupa nelle manifestazioni religiose antiche ne riallaccia la simbologia a un'idea di rinascita, o meglio ancora, di rigenerazione spirituale.

  • Parte utilizzata:  tutta la pianta, in particolare i semi.
  • Periodo di raccolta :  Gli steli si raccolgono durante tutta l'estate, e le radici si dissotterrano in autunno.
  • Dove si trova: Allo stato spontaneo il finocchio selvatico si trova ovunque, in terreni preferibilmente aridi e ciottolosi.
  • Attività principale: aiuta la digestione, utile se si hanno gas intestinali, negli spasmi gastro-intestinali, nelle nausee, nell'ernia iatale, aiuta la produzione lattea, espettorante, aiuta la eliminazione del muco nelle vie aeree superiori, ha proprietà estrogeniche, utile nelle coliche e nelle diarree dei lattanti
  • Salute. Modalità d'uso. Utilizzo:

In commercio:Tisane, decotti, infusi, tintura madre.

Uso interno :  Decotto - La radice: Come diuretico. 3 grammi in 100 ml di acqua. Due - tre tazze al giorno.

Infuso I frutti: Come aperitivo, digestivo, antispasmodico e antifermentativo intestinale. 1 grammo in 100 ml di acqua. Una tazzina prima dei pasti. Una tazza all'occorrenza di crampi addominali

Tintura Madre: 40 gocce tre volte al giorno

Uso esterno :  infuso: uguale a quello che si prepara per uso interno. Decongestionante in caso di congiuntivite. Lavaggi oculari.

Uso cosmetico: Un bagno stimolante, deodorante e purificante si può preparare mettendo in infusione nell′acqua calda una manciata di frutti.
Le foglie di finocchio fresche, messe in infuso, costituiscono un delicato risciacquo tonificante ed astringente per la pelle; se la pelle è molto secca si può aggiungere dell'acqua di fiori d'arancio, facilmente reperibile in erboristeria.

 

CURIOSITA':

 

In cucina: il finocchio selvatico ha una molteplicità di impieghi in cucina.

I suoi semi vengono usati per aromatizzare il pane e le focacce; i semi, ma anche gli steli con le foglie, sono ottimi per le carni e per il pesce grasso.

Il finocchio è inoltre tra gli ingredienti della nota polvere di cinque spezie cinese (semi di finocchio, chiodi di garofano e cannella mischiati con anice stellato e pepe di Szechuan). 


E’ anche tra i principali componenti dell’assenzio (distillato ad alta gradazione alcolica all'aroma di anice).

E’ comune l’utilizzo del termine “finocchio” per indicare in un uomo dalle tendenze omosessuali: secondo alcuni tale usanza risalirebbe ai roghi medievali di presunti stregoni od omosessuali, quando alle fiamme s’aggiungeva una fascina di finocchio selvatico, che si riteneva avesse il potere di purificare le carni impure ma anche per stemperare l'odore acre della carne bruciata. Di qui, l’antico detto popolare: "oggi si brucia il finocchio", per annunciare l’accensione di un rogo.

L'espressione "lasciarsi infinocchiare" deriva dall'abitudine dei cantinieri di offrire spicchi di finocchio orticolo a chi si presentava per acquistare il vino custodito nelle botti. Il grumolo infatti contiene sostanze aromatiche che rendono gustoso anche un vino di qualità scadente.

La comune distinzione tra finocchio femmina e finocchio maschio non è scientifica, ma ha origine dalla forma: il primo è di forma allungata e il secondo tondeggiante.

 

Cucina sarda:  

Molti piatti carateristici sardi, quelli più caserecci, ne contemplano l'uso:

la minestra di castagne, di fagioli e di ceci, varie zuppe di legumi, la favata, l'agnello con finocchietti.


Abbastanza usati sono i semi della "mattafaluga" che si usano:
- in liquoreria per conferire un sapore dolciastro all'acquavite, ″filuferru″
- per insaporire la salsiccia fresca;
- per preparare un particolare pane detto "pane ′e sisula".