IL MARZIANO ALVIERO CHIORRI
Noi tifosi Sampdoriani, in questi ultimi anni, abbiamo avuto la fortuna di veder giocare per i nostri amati colori tanti campioni, tante stelle, personaggi che hanno lasciato pagine memorabili in questo strano mondo chiamato calcio.
Ma uno in particolare, grazie ai suoi funambolismi, occuperà per sempre il posto più grande nel nostro cuore di tifosi: Alviero Chiorri, per tutti i Sampdoriani “il marziano”.
Grande esteta del calcio l’Alviero, tecnica finissima, grandi doti atletiche ma come molti campioni piuttosto discontinuo, insomma il classico esempio di genio e sregolatezza.
Uno dei commenti più sentiti su di lui era: l’unico giocatore che abbia mai visto saltare magicamente un avversario con un tunnel per poi tornare indietro e saltarlo una seconda volta. Era proprio un marziano.
Chiorri entrava in campo per stupire ed entusiasmare il pubblico, era un vero artista del pallone, un fantasista puro, un mancino molto talentuoso. Per svolgere la sua mansione di genio del calcio aveva il suo metodo: al piede destro indossava uno scarpino pesante con sei tacchetti in ferro , per ben piantare a terra il piede di appoggio e garantirsi equilibrio. Nel sinistro invece indossava uno scarpino leggero con 13 tacchetti in gomma per avere più libertà di movimento e pennellare il pallone.
Arrivò a 15 anni dalla Pro Roma per giocare nella primavera della Samp. In breve tempo si ritrovò a passare dalla piazzetta sotto casa alla serie A, ma da allora non smise mai di giocare per dare spettacolo per il suo pubblico.
A 17 anni, stagione 1976/77 esordì in serie A, in Sampdoria-Torino, contro i campioni d’Italia, purtroppo finì 3-1, agli ordini dell’allenatore Eugenio Bersellini.
Bersellini lo vide giocare nella primavera e decise di chiamarlo per farlo esordire in serie A con la prima squadra. Ma al raduno ufficiale il mitico Alviero invece di presentarsi con la giacca e la cravatta della divisa arrivò in pantaloncini, ciabatte da mare, orecchini e catenona al collo. Il Berse, sergente di ferro, andò su tutte le furie e lo rispedì a casa, per poi subito richiamarlo, maestro di calcio quale era aveva ben capito che il ragazzo aveva classe da vendere e sarebbe stato molto utile in quel difficile campionato.
Purtroppo quell’anno la squadra retrocesse in serie B e dal 1977 Chiorri dovette dare spettacolo con i suoi lampi di grande classe nella serie cadetta.
Bersellini due anni dopo cercò di portarlo con se all’Inter ma poi non se ne fece nulla, l’Inter prese Evaristo Beccalossi con il quale in seguito vinse lo scudetto.
Memorabile la vicenda di quando venne chiamato in nazionale. Fu convocato dalla nazionale Juniores per i mondiali di Tunisia e lui rispose alla chiamata a suo modo : << siete matti, devo andare al mare con i miei amici, non vengo >>. Allodi e l’allora allenatore la presero male. Da quel giorno diede addio alla maglia azzurra. Ebbene si, il suo carattere gli creò parecchi problemi e frenò la sua brillante carriera. Con la sua tecnica eccezionale ed un’altra testa chissà dove sarebbe arrivato……..
Furono epici i suoi duelli nei derby con l’arcigno difensore Gorin, prematuramente scomparso nel 2002. Si ricorda che in un derby: fischio di inizio, il marziano prende subito la palla, neanche 10 secondi e subito "entratona" in tackle di Gorin, e il nostro amato Alviero giù per terra. Belle sfide, duelli duri ma con il rispetto reciproco. Era un altro calcio, d’altri tempi.
Quando era in giornata, non lo fermava nessuno, come quella volta in coppa Italia contro la Fiorentina. Lo marcò un certo Roggi, un buon difensore, ma Chiorri iniziò con finte, contro finte, tunnel, dribbling ed i tifosi doriani a spellarsi le mani dagli applausi. Ad un certo punto una voce alle sue spalle:<< a ragazzino ci hai rotto le palle, o la smetti o ti fermiamo con le cattive>> quella voce era di Giancarlo Antognoni.
Fece 4 anni con la Samp in serie B, dalla stagione 1977/78 alla 1980/81. Tra alti e bassi collezionò una media di 30 presenze a stagione e una media di 8 reti. Con l’avvento come presidente di Paolo Mantovani nel 1981 si decise di prestarlo per un anno al Bologna che allora militava in A. Giocò con Mancini e Macina, formando un trio delle meraviglie.
L’anno seguente una volta ottenuta la promozione in serie A da parte della Samp, Alviero tornerà a giocare per i suoi amati colori blucerchiati. Ancora due stagioni in serie A 1982/83 e 1983/84, al fianco di grandi giocatori, tra gli altri Trevor Francis, Liam Brady, Scanziani e Roberto Mancini. Sempre alti e bassi, colpi di genio per dare spettacolo, per il suo pubblico. Non moltissime presenze e qualche goal, pochi ma sempre belli, derivanti da grandi giocate, giocate da marziano.
Nel 1984 lasciò definitivamente la sua amata Samp, girato alla Cremonese nell’affare Vialli. Il grande Presidente Paolo Mantovani in lacrime gli disse:<< mi dispiace devo cederti alla Cremonese , sei stato la più grande delusione della mia vita>>, frase che il marziano si porterà dietro per sempre.
A Cremona trova il Presidente Luzzara, che lo accoglie come un figlio, e li il nostro amato campione si dedica a far divertire il suo nuovo pubblico, con la maglia che indosserà fino alla fine della sua carriera da professionista, come al solito delizia per i tifosi e a volte croce per i suoi allenatori.
Nel 1988/89 la sua peggior stagione. Era stanco, svogliato nervoso, probabilmente stressato dal calcio moderno, poco sport, molti interessi. Si riprese e tornò a dare spettacolo.
Nel 1992 smise di giocare , ultima partita in serie A il 24 maggio proprio a Genova, Sampdoria – Cremonese, contro la sua amata Samp tra gli applausi di tutto lo stadio. Destino beffardo che non smette mai di giocare con i sentimenti.
I tifosi Sampdoriani lo amano tuttora, eterna promessa mai completamente compiuta. Genialità pura, giocate spettacolari, sempre più difficili per entusiasmare il suo pubblico. Era ancora giovane ma il calcio “moderno” non gli piaceva più. Decise di andare con alcuni amici al mare. E bastò una vacanza per farlo innamorare di Cuba. Ora vive all’Avana con la sua compagna e con la sua bellissima bambina. Ma ogni domenica mattina segue sempre in TV i colori blucerchiati. Perché lui non è solo un tifoso ma sarà sempre un ultras della sua Sampdoria.
In un’ intervista pubblicata su " Il Manifesto " ci racconta che ha deciso di rimanere a Cuba non solo per il mare ma soprattutto per come li si gestiscono le cose, <lare per gli ospedali, per le scuole e per l’educazione sportiva. Si vive con più calma, qui in Italia tutti vanno di corsa e sono sempre incazzati. A cuba è tutto diverso, il popolo cubano è più alla mano più aperto >>.
Chiorri gioca ancora al calcio, nella Tricolor, squadra di Italiani a Cuba. Partecipano ad un torneo over 40. Indossano la maglie azzurre dell’Italia donate dal suo ex compagno di squadra Marcello Lippi.
Che importa se con un’altra testa sarebbe diventato una stella del calcio…….come dice il detto: non importa vincere o perdere, l’importante è dare spettacolo, e Alviero di spettacolo ne ha dato tanto e poi non è proprio un coro dei tifosi Sampdoriani a dire : <<chi si accontenta gode, prima o poi qualcosa si vincerà>>.