IL SIMBOLO DEL NOCCIOLO
Le popolazioni Celtiche consideravano le nocciole "contenitori della sapienza e della saggezza interiore", capaci di procurare la conoscenza delle arti e delle scienze segrete, reputandole anche simbolo di erotismo e fecondità, tanto che ancora nel secolo scorso venivano offerte alle spose novelle.
Questo frutto chiamato in Celtico Coll, era considerato il simbolo della saggezza concentrata, racchiusa in un piccolo guscio duro, impermeabile alle mutevoli opinioni del volgo. I Druidi usavano per ispirarsi, tavolozze divinatorie fatte con legno di Nocciolo, dove erano incisi gli ogam, le lettere magiche.
La lettera Coll rappresentava per i Bardi il nove, numero sacro alle Muse e collegato al nocciolo perché si diceva che l'albero fruttificasse dopo nove anni. Dal Nocciolo prendeva anche nome un dio , Mac Coll, "figlio di Coll" che fu uno dei primi tre sovrani d'Irlanda "sposati" con la Triplice Dea, colei che concedeva saggezza e ispirazione poetica.
La nocciola, come tutti frutti racchiusi in una scorza, e quindi simili all'uovo, divenne simbolo di fecondità e rigenerazione: i romani donavano piante di nocciolo come augurio di pace e prosperità, distribuendo nocciole e noci in occasione delle nozze per augurare fecondità agli sposi.
In Germania si raccontava che, adoperando delle bacchette di nocciolo, era possibile obbligare le streghe a restituire la fecondità ad animali e piante ai quali l'avevano tolta con i loro sortilegi. Presso i Germani, il Nocciolo era la pianta consacrata al dio dei tuoni Thor, poiché essi credevano che sotto al Nocciolo si fosse protetti dal fulmine.
La stessa simbologia è presente nella nostra cultura che vede il Nocciolo albero di buon augurio e albero benedetto: secondo la credenza popolare non si veniva mai colpiti dal fulmine per grazia della Madonna la quale, sorpresa da un temporale mentre si recava a visitare Elisabetta, avrebbe trovato riparo sotto un Nocciolo.
Un'altra leggenda cristiana associa La Madonna il Nocciolo e la vipera. Narra la leggenda che Maria mentre raccoglieva delle fragole per Gesù Bambino venne assalita da una vipera che la inseguì: La Vergine, spaventata abbandonò le fragole fuggendo e si nascose dietro un cespuglio di Nocciolo da dove non si mosse finché la velenosa serpe non rientrò nella sua tana. Per questo motivo sin dai tempi più antichi si dice che un ramo di nocciolo è la difesa più sicura contro le serpi e tutto ciò che striscia sulla terra. Questa credenza era già presente fra Greci e Romani e durò così a lungo che Castore Durante scriveva: "E' stato sperimentato che toccandosi le serpi con una vergela di nocciolo, restano stupide, e finalmente si muoiono: sospese l'avellane, scacciano da quel luogo gli scorpioni. Et per questo si crede che giovino ai morsi loro e degli altri animali velenosi masticate e impiastrate".
I Romani chiamavano il Nocciolo sia col nome di Nux pontica credendo che l'albero fosse originario del Ponto, sia col nome di Abellana - dal nome della città di Avella in provincia di Avellino - probabilmente perché la zona era particolarmente ricca di questi alberi. Corylus invece deriva dal greco córys che significa casco, perché la nocciola è racchiusa in una brattea verde che somiglia ad un casco ma anche ad una barba; tant'è vero che la si è soprannominata "noce barbata". Il termine è stato poi adottato in botanica dove il Nocciolo è detto Corylus avellana.
Il ramo del Nocciolo con attorcigliati due serpenti è il simbolo della Medicina.
Nel Medio Evo il Nocciolo era utilizzato per invocare il Demonio e stringere patti con le forze del male. Un ramo di Nocciolo, reciso da un coltello mai usato, serviva ai maghi per far parlare i morti o per evocare una persona scomparsa. Il De Gubernatis riferisce che una volta i contadini russi portavano nella loro bisaccia una doppia nocciola perché propiziava la ricchezza.
Il Nocciolo con i suoi frutti sferici è un simbolo lunare. Nel secolo scorso, nelle campagne di Otranto si narrava che le streghe a caccia di un tesoro, si recavano nel luogo dove credevano che fosse sepolto, con un rametto della magica pianta; se il rametto di Nocciolo si piegava su di un lato o verso terra si doveva scavare in quel posto. Chi credeva nelle virtù della bacchetta divinatoria asserivano che la verga aveva anche proprietà di scoprire miniere, tesori nascosti, ladri e assassini fuggiaschi. Ancora adesso i rabdomanti lo usano per individuare vene d'acqua.
Fu un rametto di Nocciolo a salvare Cenerentola dalla persecuzione della matrigna, permettendole di sposare il Principe; ed è ancora il Nocciolo a testimoniare il legame con la divinità femminile o con le sue ancelle come è testimoniato in Romeo e Giulietta, dove Mercuzio così descrive la carrozza della regina Mab, la levatrice delle fate, colei che suscita i sogni: "Il suo cocchio è un guscio di nocciola, lavorato dal falegname scoiattolo o dal vecchio verme, da tempo immemorabile carrozzieri delle fate. In questo aggeggio ella galoppa da una notte all'altra attraverso i cervelli degli amanti, e allora essi sognano d'amore".