IL SIMBOLO DEL VISCHIO

07.01.2013 22:18

 

Il vischio è un simbolo universale che unisce tradizione pagana e tradizione cristiana.

Pianta sempreverde e semiparassita, il vischio cresce sui rami degli alberi, sul pino silvestre in particolare, ma anche sul melo, sul pero e sulla quercia. Ha rami verdi disposti tre a tre su ogni nodo, foglie coriacee, carnose, e il frutto è una bacca sferica che varia dal bianco perlaceo al giallo dorato a seconda dell’albero in cui è ospite.

 

In molte tradizioni viene considerata una pianta sacra, anche solo per il fatto che non mette radici per terra e resta come sospesa fra cielo e terra.

 

Per i Celti il vischio era un segno della presenza della divinità: credevano infatti che esso nascesse nel punto in cui la folgore avesse colpito un albero.

Era quindi il simbolo della manifestazione del divino e di conseguenza era simbolo di immortalità e di rigenerazione.

La pianta che ospitava il vischio diventava sacra a sua volta e attorno ad essa si imbastivano delle cerimonie molto particolari.

Narra Plinio che “I Druidi - così si chiamavano i maghi di quei paesi -  non consideravano niente di più sacro del vischio e dell’albero su cui esso cresce” e poi “ … essi ritengono tutto ciò che nasce sulle piante di rovere come inviato dal cielo, un segno che l’albero è stato scelto dalla divinità stessa …. il nome che hanno dato al vischio significa ‘che guarisce tutto’”.

Ed infatti una volta raccolto, esso veniva immerso nell’acqua e quest’acqua veniva poi usata per curare malattie ma anche per allontanare malefici e sortilegi. Credenze che si ritrovano anche in altre tradizioni: in Giappone i moderni Ainu considerano il vischio una panacea per qualsiasi malattia e in Africa, presso certe popolazioni viene usato come talismano.

Secondo il Frazer “la vera ragione per cui i Druidi adoravano un albero portante il vischio, era la credenza che esso portasse sui rami una visibile emanazione del fuoco celeste, così che tagliando il vischio con mistici riti si procuravano tutte le proprietà magiche del fulmine”.

 

La credenza potrebbe spiegarsi con il fatto che un certo tipo di vischio, quello più raro che usavano i Celti e che nasceva sulle piante di rovere, dopo un po’ di tempo che è raccolto assume sui rami una colorazione giallo dorato, il colore del sole.

 

Il ramo di vischio diventa un ramo d’oro e richiama al sole, non come astro, ma come manifestazione della divinità. Ed infatti esso veniva raccolto in corrispondenza dei due solstizi, i momenti dell’anno in cui avvenivano le celebrazioni più importanti in onore del sole.

 

La pianta dunque si collega al sole, inteso come manifestazione visibile della divinità e diventa il simbolo della sua presenza presso gli uomini.

Con questo significato viene ripreso dal cristianesimo che trasferisce al Cristo la funzione del sole e al vischio la simbologia della presenza del Cristo presso l’umanità.

 

Nella festa del Natale, troviamo assieme la nascita del nuovo sole al solstizio invernale e la nascita del Cristo, nuova speranza per l’umanità. In questo contesto il vischio assume la funzione del simbolo universale che unisce tradizione pagana e tradizione cristiana.