IPERICO, ERBA DI SAN GIOVANNI

14.08.2012 15:04

 

Le erbe della notte di San Giovanni
Dalla notte dei tempi, nel giorno del Solstizio d'Estate, quando il Sole nel Cancro raggiunge la sua massima inclinazione sull'equatore celeste, avviene il passaggio fra il mondo dello spazio e quello del tempo, dove il vero si confonde con l'illusione e tutto diventa possibile: è la notte della vigilia di San Giovanni Battista.


Le fattucchiere, come i monaci esperti in erboristeria, nella notte di mezza estate raccoglievano le erbe, poiché il sodalizio fra il Sole (fuoco) e la Luna (acqua) rendeva la rugiada prodigiosa, donando così alle piante ulteriore potere curativo.

Nel Medio Evo, nella quiete delle abbazie, i padri avevano acquisito l'uso curativo delle erbe, e nei loro orti la notte del Santo era dedicata alla raccolta delle pianticelle prodigiose (chiamate erbe dei semplici), utili per curare i bisognosi, mentre per maghe e stregoni era la notte dei Sabba, dei grandi fuochi, dove venivano arse le erbe per mettersi in contatto con le forze supreme; le ceneri e le foglie rimaste sarebbero servite per preparare componenti principali per le pozioni magiche.
Ma queste piante non appartengono solo al culto della magia segreta; un tempo, il giorno della festa di San Giovanni si allestiva sul sagrato delle chiese dedicate al Santo la fiera delle erbe; qui ci si procuravano coroncine d'iperico per allontanare gli spiriti maligni, la lavanda (chiamata anche spiga di San Giovanni), la verbena per riti propiziatori e divinazioni, la menta (detta erba santa), il rosmarino, l'aglio, la cipolla e molte altre.

Una delle pianticelle più ricercate in questo periodo era l'Iperico
Si credeva che avesse la magica capacità di allontanare i demoni più temibili: non per niente ha preso il nome di scacciadiavoli, perché  era consigliata come amuleto da indossare la sera, per aiutare chiunque avesse avuto la sfortuna d'incontrare una megera, intenta a volare con la sua scopa per raggiungere il Grande Noce che, secondo la leggenda, era il punto di ritrovo delle streghe.


La vigilia della festa di mezza estate, nei villaggi si preparavano dei grandi falò (per questo era chiamata anche notte dei fuochi); i contadini indossavano coroncine di Iperico, e danzando lanciavano rametti della pianta per propiziare un raccolto abbondante e allontanare dal proprio bestiame malefici e malattie; inoltre c'era l'usanza di mettere sui tetti delle case l'Iperico per proteggere le abitazioni dai fulmini.

 

Il giorno dei fuochi solstiziali, i più coraggiosi, che volevano avvistare gli esseri infernali, sfidavano la sorte nascondendosi a lato di un crocicchio, appoggiando una forca di legno di fico sotto il mento e un catino d'acqua sotto i piedi; con un il mazzetto di fiori d'Iperico tra le vesti, aspettavano lo scoccare della mezzanotte, ed ecco che urla e schiamazzi echeggiavano tra i vicoli: le fattucchiere uscivano tenebrose dai loro nascondigli per spaventare i paesani.

 

Si narra inoltre che i cavalieri medioevali erano ammessi alle giostre soltanto dopo aver assicurato e giurato sul loro onore di non indossare sotto l'armatura l'erba di San Giovanni, che avrebbe conferito loro una protezione disonesta.
Ancora oggi le persone anziane raccontano che l'erba di San Giovanni veniva usata dalle donne durante la Grande Guerra, portata indosso nella speranza che servisse a proteggerle dalla violenza sessuale. Nello stesso tempo i combattenti spalmavano sulle canne dei fucili la linfa purpurea, per assicurarsi una buona mira.

Pianta governata dal pianeta Marte, l'Iperico non solo era un'erba indicata per allontanare le possessioni diaboliche, ma veniva utilizzata come cura popolare contro la pazzia, la tristezza e malinconia.


Con l'avvento del Cristianesimo, la pianta fu dedicata a san Giovanni Battista, ritenendo che olio dal colore purpureo che l'Iperico genera dai fiori e dalle foglie fosse il sangue del Santo.
Una leggenda racconta che le foglie dell'Iperico abbiano dei piccoli fori, perché Satana, stizzito, avrebbe perforato la pianta, dato che un rigagnolo del sangue di San Giovanni Battista avrebbe sbarrato il passo alle legioni dei suoi adepti.

Il pigmento rosso della pianta erbacea contiene l'ipericina, principio attivo responsabile dell'effetto antidepressivo, quindi efficace nella cura di depressioni, ansia e insonnia; inoltre da studi più approfonditi risulta che quest'erba esercita buona azione antivirale. L'unguento balsamico a base d'Iperico è ottimo per lenire tensioni muscolari, lombaggine e slogature. L'infuso aiuta nelle difficoltà respiratorie con problemi di infezione, e sembra che questo rimedio possa rendere più lievi i disturbi polmonari. Nella medicina popolare l'Iperico, sottoforma d'impiastro o tintura, viene usato per guarire le ferite più profonde, ulcere, piaghe, scottature e lenire i dolori reumatici.

Da questi racconti possiamo capire che, nelle antiche tradizioni, le erbe, oltre ad essere terapeutiche, si usavano particolarmente per difendersi da qualcosa di astratto e alquanto minaccioso. Ma queste cure dei semplici servivano anche a sanare i mali dell'anima (così venivano definite le malattie depressive); infatti molte delle erbe di San Giovanni sono degli ottimi antidepressivi, in particolare la Lavanda.