La lingua sarda nelle scuole? Un diritto che in pochi conoscono

02.03.2013 14:02

 

Il bilinguismo è uno strumento di formazione che, oltre all’insegnamento di un nuovo lessico, mira a diffondere la conoscenza della cultura e della storia di un popolo. In Sardegna questo concetto, ormai condiviso da tutti i pedagogisti e gli insegnanti, trova particolari difficoltà a inserirsi nel sistema scolastico. Un paradosso che assume maggiore rilievo se si pensa che la lingua di riferimento è proprio il sardo: una minoranza lessicale che conserva le origini dell’Isola.

 

Il problema è stato discusso questa mattina a Sassari nella sede di A Manca pro s’indipendentzia. Attraverso una ricostruzione giuridica, gli esponenti del movimento indipendentista hanno ripercorso la storia e i limiti dell’insegnamento del sardo nelle scuole dell’isola. L’incontro parte da un presupposto fondamentale: da 14 anni esiste una legge che non solo tutela l’insegnamento del sardo nel circuito scolastico regionale ma lo eleva al rango dei diritti/doveri. Nonostante questa norma, gli esponenti di A Manca pro s’indipendentzia contestano una circolare dell’ufficio scolastico regionale in cui il direttore generale Enrico Tocco "suggerisce (ed è proprio questo il termine ritenuto non idoneo) ai dirigenti scolastici la predisposizione del modulo di iscrizione finalizzato a permettere la scelta della lingua minoritaria".

I ragazzi del movimento, però, non si sono fermati a denunciare questa contraddizione giuridica ma hanno fatto di più. Per diffondere questo diritto formativo e offrire a tutti i genitori la possibilità di iscrivere i propri figli a un corso di lingua sarda, hanno pubblicato sul loro sito https://cc una petizione. Il modulo permette, a chiunque sia interessato, di esercitare una pressione formale e legale sugli istituti scolastici e ottenere il riconoscimento del diritto all’apprendimento della lingua sarda in tutte le scuole dell’obbligo: dall’asilo fino alle superiori.

 

Nel corso del dibattito, si è discusso anche delle potenzialità occupazionali che potrebbe avere la stabilizzazione di un corso di insegnamento linguistico. Attraverso un bando, infatti, le scuole potrebbero assumere nuove persone per insegnare il sardo. E per farlo non dovrebbero intaccare le proprie finanze, visto che attualmente la Regione mette a disposizione un fondo di 100mila euro. Insomma, secondo i ragazzi di A Manca pro s’indipendentzia è assurdo che gli studenti conoscano le piramidi senza sapere cosa siano i nuraghi.La lingua sarda nelle scuole?
Un diritto che in pochi conoscono


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SASSARI. Il bilinguismo è uno strumento di formazione che, oltre all’insegnamento di un nuovo lessico, mira a diffondere la conoscenza della cultura e della storia di un popolo. In Sardegna questo concetto, ormai condiviso da tutti i pedagogisti e gli insegnanti, trova particolari difficoltà a inserirsi nel sistema scolastico. Un paradosso che assume maggiore rilievo se si pensa che la lingua di riferimento è proprio il sardo: una minoranza lessicale che conserva le origini dell’Isola.

Il problema è stato discusso questa mattina a Sassari nella sede di A Manca pro s’indipendentzia. Attraverso una ricostruzione giuridica, gli esponenti del movimento indipendentista hanno ripercorso la storia e i limiti dell’insegnamento del sardo nelle scuole dell’isola. L’incontro parte da un presupposto fondamentale: da 14 anni esiste una legge che non solo tutela l’insegnamento del sardo nel circuito scolastico regionale ma lo eleva al rango dei diritti/doveri. Nonostante questa norma, gli esponenti di A Manca pro s’indipendentzia contestano una circolare dell’ufficio scolastico regionale in cui il direttore generale Enrico Tocco "suggerisce (ed è proprio questo il termine ritenuto non idoneo) ai dirigenti scolastici la predisposizione del modulo di iscrizione finalizzato a permettere la scelta della lingua minoritaria".

I ragazzi del movimento, però, non si sono fermati a denunciare questa contraddizione giuridica ma hanno fatto di più. Per diffondere questo diritto formativo e offrire a tutti i genitori la possibilità di iscrivere i propri figli a un corso di lingua sarda, hanno pubblicato sul loro sito https://www.manca-indipendentzia.org una petizione. Il modulo permette, a chiunque sia interessato, di esercitare una pressione formale e legale sugli istituti scolastici e ottenere il riconoscimento del diritto all’apprendimento della lingua sarda in tutte le scuole dell’obbligo: dall’asilo fino alle superiori.

Nel corso del dibattito, si è discusso anche delle potenzialità occupazionali che potrebbe avere la stabilizzazione di un corso di insegnamento linguistico. Attraverso un bando, infatti, le scuole potrebbero assumere nuove persone per insegnare il sardo. E per farlo non dovrebbero intaccare le proprie finanze, visto che attualmente la Regione mette a disposizione un fondo di 100mila euro. Insomma, secondo i ragazzi di A Manca pro s’indipendentzia è assurdo che gli studenti conoscano le piramidi senza sapere cosa siano i nuraghi.