La Sardegna, lo spopolamento e la voglia di riscatto
06.01.2013 20:13
"Ho visto la gente della mia età andare via lungo le strade che non portano mai a niente, cercare il sogno che conduce alla pazzia nella ricerca di qualcosa che non trovano nel mondo che hanno già…"
Quanti di voi hanno visto un amico emigrare nella ricerca di qualcosa che qui non trovava? Alcune volte semplicemente per mania, tante altre per pura esigenza. Fatto sta che in tanti, in tantissimi, continuano a lasciare la nostra terra, qualcuno torna, ma il saldo è senza dubbio negativo. Alcuni di loro, oramai, non si pongono nemmeno il problema di restare, la prima scelta è partire a prescindere. Le esperienze passate, la difficile realtà, ma anche un pessimismo imperante, guidano le decisioni dei giovani d’oggi.
In uno degli articoli precedenti: Sardegna e vizi: Lussuria (La Sardegna e i VIZI: LA LUSSURIA), abbiamo analizzato il tasso di crescita naturale della popolazione in Sardegna (tasso di natalità meno tasso di mortalità), che abbiamo visto assumere un valore negativo pari a -0.4 (per 1.000 abitanti).
Quest’articolo s’inserisce in questo contesto, e come avrete intuito, tratterà uno dei più gravi problemi che la nostra terra è chiamata ad affrontare: lo spopolamento. Cercheremo ora, con l’ausilio di alcune pubblicazioni molto recenti, di analizzare il fenomeno considerando quanto accaduto negli ultimi decenni, le prospettive per i prossimi anni e le possibili azioni per frenare tale processo.
Come visto in precedenza, i dati relativi alla crescita naturale sono preoccupanti, anche perché, in molte aree rurali dell’isola, la propensione allo spopolamento è molto forte. Negli ultimi anni, alcuni studi hanno evidenziato le tendenze di medio periodo legate al suddetto fenomeno:
· una costante diminuzione della popolazione nelle zone montuose;
· uno spostamento verso sud del baricentro della popolazione;
· un ripopolamento delle zone costiere.
Consideriamo ora i risultati di uno studio molto recente della RAS (2010). In base alla reiterazione del fenomeno di spopolamento si è distinto in:
- episodio singolo di spopolamento: diminuzione della popolazione ad un dato censimento rispetto al precedente e, quindi, aumento degli abitanti in quello successivo;
- episodio di spopolamento continuato: diminuzione della popolazione in due o più censimenti consecutivi;
- episodio di spopolamento continuato ripetuto: episodi di spopolamento continuato e ripetuto in tempi diversi (due volte nell’arco temporale considerato);
- episodi di spopolamento continuato reiterato: episodi di spopolamento continuato e ripetuto in tempi diversi (più di due volte nell’arco temporale considerato).
( Carta dello spopolamento in Sardegna )
La cartina sopra rappresentata è abbastanza intuitiva: i centri abitati che presentano una grave condizione di malessere demografico delimitano un’area topografica molto vasta che occupa circa un terzo dell’intera superficie dell’isola. Tale area, ad eccezione della Trexenta, è caratterizzata da un’economia incentrata prevalentemente sull’allevamento di bestiame (ovino, caprino e suino).
I comuni che si qualificano per uno stato di salute buono o discreto sono situati nella parte meridionale dell’isola (zona periferica del capoluogo), la zone di Oristano, le città di Sassari e Alghero e tutta la zona costiera che parte da Dorgali e si estende per tutti i maggiori centri turistici della costa nord occidentale fino alle Bocche di Bonifacio.
Questo è lo stato attuale, la situazione non è certo semplice, ma possiamo e dobbiamo trovare una soluzione.
“La valorizzazione e la sviluppo del patrimonio enogastronomico è di fondamentale importanza poiché in questo modo, sarà possibile favorire lo sviluppo delle aree interne, attraverso nuove forme di turismo, che, integrandosi nel tessuto produttivo locale, potranno arginare il grave problema dello spopolamento e della disoccupazione nelle zone rurali”, con queste parole ci accingevamo a concludere uno dei nostri ultimi articoli: La Sardegna e i vizi: Gola Senza dubbio, lo sviluppo del turismo enogastronomico, creando opportunità lavorative, potrebbe rallentare il fenomeno dello spopolamento, ma questo certamente non sarebbe sufficiente. Abbiamo bisogno d’infrastrutture che rendano più agevoli e più veloci gli spostamenti verso l’interno. Ci sono tanti paesi che tristemente si avviano verso la scomparsa. Ciascuno di essi ha il diritto di sopravvivere, per questo è necessario creare i giusti collegamenti, nessuno dovrebbe sentirsi isolato due volte. Soltanto con la creazione delle giuste sinergie sarà possibile frenare questo fenomeno dilagante.
“Voglio partire”, queste sono le parole più usate dai giovani Sardi, e in tanti non si fanno certo pregare. Ma quando partono cosa accade? La maggior parte di questi ragazzi mantiene un legame fortissimo con la sua terra natale. Allora ben venga partire per ottenere una certificazione superiore o semplicemente per fare un’esperienza diversa.
Ma dobbiamo anche avere il coraggio di tornare, di riprenderci il nostro futuro nella nostra terra, e di mettere in pratica quanto imparato.
Le condizioni non ci sono? Bene, creiamole! Per cosa abbiamo studiato? Per lavorare in un ente pubblico? Sono finiti quei tempi, il pubblico affonda sotto il peso di assunzioni dettate solo da decisioni politiche atte ad arginare la disoccupazione. Tutto parte dalla cooperazione, coltiviamo la nostra rete di contatti, cominciamo a lavorare insieme. Tanti ragazzi ci stanno riuscendo, dobbiamo solo provarci e non smettere di crederci. Basta con il solito pessimismo, siamo noi il futuro. Qualcuno di voi obietterà che le istituzioni non fanno abbastanza per agevolare la nostra cooperazione. Può darsi, prima cambiamo la nostra mentalità, poi ci prenderemo anche le istituzioni. È inevitabile.
FONTE: https://www.lanuovaatlantide.info
Tag:
sardegna | sardi | emigrazione | spopolamento