Rivarolo ricorda Gloriano Mugnaini: i valori della passione sportiva

17.10.2012 21:56

 

«Il medico dei poveri», figura fondamentale del tifo sampdoriano, sarà ricordato Martedì 16 ottobre in via Jori, a Rivarolo, alle ore 17, con l'intitolazione di «Largo Gloriano Mugnaini»

Un personaggio che in Val Polcevera, ma non solo, è rimasto impresso nella mente di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, tifosissimo della Sampdoria, sempre disponibile nei confronti del prossimo, ha lasciato in dote a centinaia di ragazzi un prezioso bagaglio di valori che vanno al di là del gioco del calcio, anzi per meglio dire, ne rappresentano la vera essenza. Stiamo parlando di Gloriano Mugnaini, “il MEDICO DEI POVERI” per l’attività che svolgeva 24 ore su 24, un volontariato genuino rivolto alle persone che non potevano permettersi una visita oppure non avevano i soldi per acquistare le medicine, a loro provvedeva, in maniera concreta e senza troppi fronzoli, «o mëgo» Mugnaini.

Ma il suo fu un contributo cruciale anche per quanto riguarda l’aspetto educativo, con ricadute benefiche a livello sociale, soprattutto nei termini di un approccio sano alla passione sportiva.

Nato nel 1915, Gloriano Mugnaini fu una figura fondamentale per il tifo sampdoriano ed in seguito divenne amico inseparabile del compianto presidente della Sampdoria, Paolo Mantovani. Quest’ultimo stravedeva per lui e dopo la sua morte avvenuta nel 1980, gli dedicò il nuovo centro sportivo blucerchiato di Bogliasco.

A partire da oggi, a distanza di oltre trent’anni, anche il quartiere di Rivarolo avrà finalmente il nome del “medico dei poveri” impresso su una targa. Madrina dell’evento sarà Federica Beretta, figlia di Francesca Mantovani.

La cerimonia di intitolazione di “Largo Gloriano Mugnaini” avrà luogo oggi, Martedì 16 ottobre, alle ore 17.00 in via Jori, all’incrocio con via Pongoli, nei pressi della Chiesa del Borghetto. Saranno presenti l’assessore comunale alla Legalità e ai Diritti, Elena Fiorini, il presidente del Municipio Valpolcevera, Iole Murruni, l’amministratore delegato dell’U.C. Sampdoria, Rinaldo Sagramola e il presidente del Sampdoria Club “Mugnaini”, Maurizio Lavagna.

Tutto scaturisce all’indomani della pagina più negativa nella brevissima storia della Sampdoria, una giornata indimenticabile per l’intera tifoseria: la prima retrocessione, nella stagione 1965-66, dopo 20 anni di vita della società. La partita decisiva che sancì la discesa in serie B fu l’ultima di campionato, il 22 maggio 1966, quando la Samp giocò a Torino contro la Juventus e perse 2-1 con gol decisivo di Menichelli.

«A partire da un vero e proprio dramma sportivo si genera una splendida idea, promossa da Gloriano Mugnaini e destinata a cambiare l’universo della tifoseria organizzata – ricorda Federico Buffoni, giornalista (Secolo XIX, Gazzetta dello Sport) e scrittore – ovvero la creazione della prima aggregazione ufficiale di tifosi, il primo club con specifiche finalità quali riunire i supporter blucerchiati, farsi portavoce delle loro istanze con la società, organizzare le trasferte al seguito della squadra ed altre attività collegate, la semplice mangiata oppure la visita ad una località turistica. In pratica quello spirito conviviale che per anni avrebbe contraddistinto l’appuntamento domenicale negli stadi italiani. Già esisteva il gruppo dei “Fedelissimi” di Sampierdarena ma il primo club a nascere in forma ufficiale fu il Sampdoria Club Rivarolo con sede nel Bar Sport di via Jori, il quale divenne presto il modello per la nascita di numerosi altri club in tutta Genova e non solo. Il passo seguente del “dottore dei poveri” fu la fondazione della Federazione dei club blucerchiati».

 

Nella testa di Mugnaini, però, c’è un obiettivo più ambizioso, quello di coinvolgere anche le altre tifoserie italiane attraverso la creazione della Federazione Italiana Sostenitori Squadre di Calcio (FISSC) che negli anni successivi visse il suo periodo d’oro. L’azione di coordinamento tra tifosi, messa in pratica alla vigilia di ogni partita di campionato, si rivelò cruciale per preparare un clima consono all’avvenimento calcistico, mantenendo intatte le storiche rivalità, esclusivamente sul piano sportivo.

«Tutti i tifosi si sentivano accomunati dalla medesima appartenenza – ricorda Buffoni – Mugnaini fu tra i più veloci ad intuire i germi di violenza e degenerazione che il gioco del calcio portava con sé e che di lì a poco sarebbero emersi in tutta evidenza. E riuscì a trovare le giuste contromisure per rallentare il fenomeno. Il suo apporto fu decisivo perché, ancora per lungo tempo, il gioco del calcio venne vissuto come una festa per famiglie e bambini, una sana passione sportiva che oggi rimane solo un pallido ricordo».

Matteo Quadrone