Il turismo per ricchi non ci salva dalla crisi

07.02.2013 21:43

Proponete al Qatar di investire nelle aree industriali in disuso, sollecitateli a lavorare con scienziati che fanno ricerca sul problema del XXI secolo: il cibo

Forse rimarrà un po'di lavoro precario e poco qualificato e tanti luogotenenti nostrani che si faranno belli per aver frequentato e visto da vicino la vera opulenza.
Pongo alcune domande ai nostri governanti regionali e a quelli locali che si sono prontamente messi in fila con il cappello in mano.
Davvero si può pensare che riproporre il modello Costa Smeralda caricaturalmente in versione "sostenibile" rappresenti un'alternativa alla crisi profonda che sta attraversando la nostra Isola?
È evidente che l'esperienza di questi decenni non vi ha insegnato nulla oppure avete tenuto lo sguardo altrove. E ancora.
A vostro avviso la Sardegna deve rassegnarsi ad essere improduttiva, ad abbandonare ogni speranza di un futuro industriale, possibilmente connesso alle tecnologie più avanzate, e a pensare all'agricoltura e alla pastorizia come settori strategici?
Ritenete comunque che gli ingenti finanziamenti provenienti da qualche miliardario del Qatar siano fondamentali?
Ebbene, proponete loro di investire nelle vaste aree industriali in disuso, da Portovesme a Porto Torres, passando per Ottana; suggerite loro che l'Isola è strategicamente posizionata tra il nord e il sud del mondo e che, proprio per questo, produrre beni e lavorarli in loco conviene; sollecitateli a fare protocolli d'intesa con gli scienziati che fanno ricerca sul problema principale del XXI secolo, il cibo, che com'è noto sarà sempre più scarso nel prossimo futuro, non ultimo perché le terre per così dire buone per l'agricoltura si stanno riducendo grazie a una loro trasformazione dissennata.
E ciò riguarda in primo luogo l'Italia che in poco tempo ha fatto scomparire sotto il cemento aree grandi quanto la Lombardia e l'Umbria. Non è un caso che il governo cinese, che ha ben presente il problema di dover sfamare il suo popolo in crescita, stia facendo razzia delle terre africane più produttive.
Di che cosa ha bisogno la nostra Isola?
Di sicuro non di alberghi per pochi privilegiati che oggi possono scegliere il mare sardo e domani chissà quale altro mare.
Ma per proporre una seria alternativa al solito modello di turismo costiero seppure sempre più d'élite, bisogna avere in testa un'altra idea di sviluppo che riguardi tutta la Sardegna e non solo aree appetibili quali quelle situate nella costa.
Un'ultima notazione: in questa occasione entriamo in contatto con una cultura assai diversa dalla nostra.
Ciò può costituire un importante arricchimento culturale e anche economico.
Ma così non sarà se i nostri amministratori si dimostreranno inclini (com'è parso di cogliere in qualche opportunistica affermazione di taluno di essi) ad assecondare le concezioni e i costumi dei nuovi padroni. Mi limito ad esprimere una preoccupazione, che nutro in quanto donna.
Non vorrei che la dipendenza economica portasse ad accettare, sul nostro territorio, regole e costumi, relativi alla condizione femminile: segnerebbero un serio arretramento rispetto alle conquiste di parità maturate nella nostra società.
 
di ANTONIETTA MAZZETTE 
 
fonte: www. rossomori.net. Scritto da: la nuova sardegna