San Sisto, un fabbro, un celebre veneziano e due temibili vecchiette

10.11.2013 21:26

Forse non ci siete mai stati, ma questa è certo la strada più famosa dei nostri caruggi, questa è Via Prè, colorata, multietica, antica e ricca di storia.

Ed è in Via Prè che si trova la piccola chiesetta di San Sisto, potete intravederla a destra, tra le case, al di là dell’archivolto.


Narrano le cronache che la prima chiesa dedicata a San Sisto risalisse al 280, quando due tempietti vennero edificati in onore dei Santi Lorenzo e Sisto, martiri cristiani.
Questo primo luogo di culto, non più esistente, sorgeva vicino al mare nella zona della darsena.
In seguito, ne sorse uno nuovo, eretto nel 1088 per celebrare la vittoria navale delle forze genovesi e pisane che congiuntamente avevvano sbaragliato i saraceni.
Certo è che Pisani e Genovesi, come si sa, finirono poi per darsele di santa ragione e quasi 200 anni dopo, nel 1284, la gente di Genova sbaragliò le forze pisane nelle celebre battaglia della Meloria.
Eroe indiscusso di quest’ultima vicenda fu un certo Noceto Chiarli, fabbro ferraio,  che, con la sua innegabile maestria, trovò il modo di spezzare le catene di Porto Pisano, a quanto pare arroventandole con sacchi di nocciole che si trovavano sui moli. Gli anelli,  a causa del calore, cedettero e  quelle  catene furono portate in trionfo a  Genova e  appese davanti alle maggiori chiese, nonché su Porta Soprana e Porta dei Vacca.
La battaglia si era svolta nel giorno dedicato a San Sisto, il 6 Agosto,  e pertanto si stabilì che annualmente, nella chiesa di San Sisto, si celebrasse una messa, durante la quale si sarebbero fatti i voti al valoroso fabbro.
Il Giustiniani racconta che si decretò che si portasse ogni anno ai sei agosto per li rettori della città e per il popolo un pallio di broccato d’oro con l’offerta di cera alla chiesa di San Sisto.
L’attuale Chiesa di San Sisto venne consacrata nel 1828, e si trova appunto in Via Prè, in posizione ben più elevata rispetto al mare, dove invece era situato il precedente edificio.
Questa è la sua facciata.

E’ una piccola chiesa, molto raccolta ed intima.

E sull’altare, con un gesto benedicente, vi accoglie il Santo al quale è dedicata questa bella chiesetta.

Oh, certo non è avvenuto tra queste mura, bensì nella precedente costruzione, ma  in San Sisto si sposò Carlo Goldoni, quando convolò a nozze con Nicoletta Connio, giovane genovese che aveva infranto il cuore del bel veneziano.
In Vico Sant’Antonio, dove lei abitava, una targa ricorda quell’incontro fatale.

 

Ai muri vi sono le vestigia del passato.

E una lapide ricorda San Giovanni Bosco.

Ma a San Sisto ciò che più mi affascina è il candore, il senso di purezza che vi si respira.

La sua forma circolare  la rende davvero accogliente e calda.

La penombra, una statua di spalle, e sullo sfondo la chiesa.

E quei soffitti, che sembrano un cielo carico di luminose promesse.

La storia di San Sisto è  molto antica e così, tra le sue mura, si trova il ricordo di coloro che qui operarono.
Entrando, alla vostra destra, troverete un busto, è dedicato a un parroco, Giorgio Lanfranco, morto a causa della peste, nel lontano 1656, quando quel letale morbo infuriava nella nostra città.

Eh, è dalla notte dei tempi che questa è una zona di frontiera.
A San Sisto, nella vecchia chiesa, nel 1601 accadde anche un brutto fatto di sangue che balzò agli onori delle cronache.
Un altro  parroco, Gerolamo Lercari, venne assassinato a colpi di moschetto sull’altare.
E’ lui ritratto nel busto che troverete all’altro lato del portone.

Ai piedi della statua, una lapide ricorda la violenta fine del religioso.

L’omicida si diede alla macchia, sparendo da Genova per ben cinquant’anni.
Sfortuna volle che, dopo così tanto tempo, si decise a ritornare, ma non aveva fatto i conti con le parrocchiane di Don Lercari, bisogna sempre stare in guardia quando ci sono di mezzo dei genovesi!
E infatti due attempate e devote signore ebbero la ventura di incontrarlo ed avendolo riconosciuto lo fecero arrestare e in men che non si dica l’assassino finì sulla forca nelle vicinanze di San Sisto.
Quante storie celano le nostre città, quante di esse ignoriamo, eppure dovremmo conoscerle, queste storie piccole, fatti di vita quotidiana del tempo passato.
Ed è ancora al passato che mi riporta, una delle più dolci presenze di questa piccola chiesa che non porta solo il nome del Santo martire: questa è la chiesa di San Sisto e di Maria Bambina, alla quale è dedicato un altare dalle tinte delicate e lucente d’oro.

Penso alla devozione, a quanti, in tempi lontani, saranno venuti qui, per rivolgersi a lei.
Se andrete in Via Prè, nella piccola chiesa che sembra una bomboniera, la troverete.
E’ Maria Bambina, tenera e innocente, che nasce alla vita nel bianco candore della chiesa di San Sisto.



Maggiori informazioni https://www.perlolli.it/news/san-sisto-un-fabbro-un-celebre-veneziano-e-due-temibili-vecchiette/