Soprannomi: i “nomingius” sardi, tra fantasia e ironia!

02.07.2013 14:04
Si può per certo dire che fantasia e ironia non manchino affatto tra le caratteristiche del popolo sardo… i “nomingius” ossia i soprannomi, sono tanto diffusi nel territorio isolano da essere considerati un vero fenomeno antropologico e culturale, ricchi del loro intrinseco contenuto di particolarità a livello linguistico-figurato, a volte davvero divertenti e originali! Eccone alcuni tipici del territorio del Campidano in particolare.

Cagadinai” (colui che emette non feci ma soldi),

“Pizziccorru” (letteralmente indica un’estroflessione di materiale)

 

“Faa indolia”  (fava dura che ha perso la propria freschezza)
Colu arridau” (sedere arrostito alla brace!)
“Sa pippia” (letteralmente la bambina)
Collettu”  (colletto, collo)
Bucch’e pardula” (bocca a forma di pardola, ossia a forma del tipico dolce di formaggio e/o ricotta, che presenta tante estroflessioni di pasta … “pizziccorrusu” come scritto prima!)
Caponiscu” (gallo) 
 
I soprannomi sono stati sino a pochi decenni fa assoluta e incontrastata modalità di riconoscimento anagrafico delle persone, spessissimo note nella società paesana solo per lo stesso soprannome (il cognome vero veniva del tutto ignorato nella maggior parte delle volte); talvolta era l’unico modo per indicare delle persone o una famiglia… per risalire ad un soggetto bisognava in pratica ricorrere necessariamente al soprannome e ci si riconosceva solo per il soprannome (si pensi che il cognome era in tantissime situazioni un illustre sconosciuto!) 
Bucciacca” (tasca, tascapane)
Sa stria” (uccellaccio notturno, brutto e che fa paura!) 
Conca cotta” (testa cotta, dura)
Culixioni” (il tipico raviolo sardo con ripieno di ricotta, grosso e grande)
Pistilloni” (geco)
Bobboi” (dolcetto buono e fragrante)
Pis’e olia” (seme di oliva)
Muschittu” (insettino piccolo e fastidioso) 
 
Il soprannome veniva affibbiato nella maggior parte dei casi per ricordare il legame della persona e/o del suo clan a qualche situazione particolare, a qualche oggetto specifico, al carattere e all’umore del soggetto, ad azioni determinate da esso svolte, a somiglianze, difetti fisici e/o parti del corpo, lavoro svolto… spesso esisteva alla fine un fondo di verità a dir poco pertinente. Allora il soprannome diveniva anche divertente, ironico, a volte sarcastico! Spesso è anche presente il legame con piante, fiori, animali.  In certi casi il soprannome diventava la storpiatura del cognome (es: “Su Conti” stava per il cognome Conti, o Contu).  
 
Crobedda”  (cesto di fieno intrecciato)
Mrexiani”  (volpe)
Su Duca” (il Duca)
Brabbetta”  o “Babballotti” (blatta nera senza ali!)
Col’ e pippa” (sedere a forma di pipa)
Piccionedda” (piccioncina)
Su Papa”  (il Papa) 
 
In alcuni piccoli centri caratterizzati dallo scarso numero di abitanti e di conseguenza di cognomi, il soprannome era quasi indispensabile per distinguersi dalla massa. Certo capitava che certi “nomingius” fossero poco carini  e di conseguenza poco graditi: ma una volta incollato addosso il soprannome rimaneva ad identificare la famiglia in modo precisissimo e duraturo nel tempo. Altro elemento fondamentale infatti era il tramandarsi dell’epiteto di generazione in generazione a volte con esiti esilaranti!    
 
Giarrettu” (piccolo pesciolino gustosissimo fritto)
Su topi”  (il topo)
Pappamerda”  (colui che si ciba di feci!)
Sizzigorru” (lumaca)
Arresiga” (colui che raschia)
Cariccia” (pezzetto di legno, parte del carro a buoi)
Minchitopi” (membro di topo!) 
 “Barritta” (berretto tipico del costume sardo tradizionale maschile) 
 
Tuttora nei centri isolani meno globalizzati esiste e furoreggia il soprannome e l’utilizzo de “su nomingiu” è attuale e reale nella vita quotidiana, magari in modo meno eclatante che nei decenni scorsi. Insomma, la creatività a livello linguistico e la beffarda, sottile e caricaturale malizia continuano a non mancare tra le caratteristiche della parlata sarda, anche nel campo dei soprannomi!