“Bucciacca” (tasca, tascapane)
“Sa stria” (uccellaccio notturno, brutto e che fa paura!)
“Conca cotta” (testa cotta, dura)
“Culixioni” (il tipico raviolo sardo con ripieno di ricotta, grosso e grande)
“Pistilloni” (geco)
“Bobboi” (dolcetto buono e fragrante)
“Pis’e olia” (seme di oliva)
“Muschittu” (insettino piccolo e fastidioso)
Il soprannome veniva affibbiato nella maggior parte dei casi per ricordare il legame della persona e/o del suo clan a qualche situazione particolare, a qualche oggetto specifico, al carattere e all’umore del soggetto, ad azioni determinate da esso svolte, a somiglianze, difetti fisici e/o parti del corpo, lavoro svolto… spesso esisteva alla fine un fondo di verità a dir poco pertinente. Allora il soprannome diveniva anche divertente, ironico, a volte sarcastico! Spesso è anche presente il legame con piante, fiori, animali. In certi casi il soprannome diventava la storpiatura del cognome (es: “Su Conti” stava per il cognome Conti, o Contu).
“Crobedda” (cesto di fieno intrecciato)
“Mrexiani” (volpe)
”Su Duca” (il Duca)
“Brabbetta” o “Babballotti” (blatta nera senza ali!)
“Col’ e pippa” (sedere a forma di pipa)
“Piccionedda” (piccioncina)
“Su Papa” (il Papa)
In alcuni piccoli centri caratterizzati dallo scarso numero di abitanti e di conseguenza di cognomi, il soprannome era quasi indispensabile per distinguersi dalla massa. Certo capitava che certi “nomingius” fossero poco carini e di conseguenza poco graditi: ma una volta incollato addosso il soprannome rimaneva ad identificare la famiglia in modo precisissimo e duraturo nel tempo. Altro elemento fondamentale infatti era il tramandarsi dell’epiteto di generazione in generazione a volte con esiti esilaranti!
“Giarrettu” (piccolo pesciolino gustosissimo fritto)
“Su topi” (il topo)
“Pappamerda” (colui che si ciba di feci!)
“Sizzigorru” (lumaca)
“Arresiga” (colui che raschia)
“Cariccia” (pezzetto di legno, parte del carro a buoi)
“Minchitopi” (membro di topo!)
“Barritta” (berretto tipico del costume sardo tradizionale maschile)
Tuttora nei centri isolani meno globalizzati esiste e furoreggia il soprannome e l’utilizzo de “su nomingiu” è attuale e reale nella vita quotidiana, magari in modo meno eclatante che nei decenni scorsi. Insomma, la creatività a livello linguistico e la beffarda, sottile e caricaturale malizia continuano a non mancare tra le caratteristiche della parlata sarda, anche nel campo dei soprannomi!